IACOPO MELIO A JOBBANDO

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Perchè hai deciso di partecipare a Jobbando?

Purtroppo, ancora oggi, una persona con disabilità viene vista come una “perdita” e non come una risorsa per la società. Questo inevitabilmente si riflette anche sul mondo del lavoro: non ci sono vere corsie preferenziali per chi ha difficoltà ed una minor scelta di impieghi; non ci sono abbastanza tutele né sufficienti strumenti per permettere a chiunque di essere efficiente e produttivo, compensando certe mancanze (pensiamo al tele-lavoro, ancora poco sviluppato). Per questo c’è bisogno di fare cultura e raccontare come le differenze non esisterebbero in campo professionale se dessimo a tutti la possibilità di esprimersi in modo adeguato.

Puoi anticiparci i contenuti del tuo intervento? 

A Jobbando vorrei portare esempi postivi in cui la disabilità, anche importante, non ha minimamente impedito l’ambito professionale. Storie e casi “comuni” che ho incrociato personalmente in questi anni e che ci ricordano come le difficoltà possano diventare una risorsa per ingegnarsi, organizzarsi e spingersi così oltre i propri limiti. Non mancherà il racconto della mia attività e a come sono, col tempo, riuscito a costruirmi un percorso lavorativo indipendente.

Quando pensi ai diritti applicati al campo del lavoro cosa ti viene in mente?

Penso a quante aziende private, ancora oggi, non rispettino le leggi e le regole previste per la tutela dei lavoratori con disabilità: nonostante l’obbligo di assumere un dipendente disabile ogni tot. dipendenti “normodotati”, questo non viene spesso rispettato perché si preferisce rischiare di pagare una sanzione piuttosto che assumersi l’onere di avere un lavoratore appartenente ad una categoria protetta. Un aspetto importante che ci dice come i cittadini disabili siano tutt’oggi percepiti come un peso e non come un’opportunità alla pari degli altri.

Ti sei ‘inventato’ un lavoro partendo da una passione: utilizzare la comunicazione come strumento sociale per rivendicare diritti e ‘abbattere le barriere’ in diversi settori. Non un lavoro ma quasi una missione. Che consigli daresti ad un giovane che cerca lavoro?

Direi di non arrendersi al primo ostacolo. Potrò sembrare presuntuoso, ma non ho mai pensato che in Italia “non ci fosse lavoro”: certo, trovare un impiego oggi non è facile per nessuno, siamo vittime di un sistema talvolta corrotto o poco propenso a dar fiducia ai giovani, un mondo che non ha adeguate risorse da investire (figuriamoci per persone con disabilità…). Ma rimboccandoci le maniche e mettendosi in gioco laddove, magari, nessuno ha pensato di farlo, raccontando apertamente cosa possiamo fare e quanto possiamo portare, si possono aprire grandi occasioni.

Io, ad esempio, prima di scrivere per un giornale “vero”, ho scritto per più di dieci anni gratis, per siti che non avevano la minima autorevolezza o sul mio blog personale a tempo perso… Qualcuno, sicuramente, si sarebbe fermato prima. Io invece ho preferito aspettare con pazienza che qualcuno, prima o poi, mi apprezzasse davvero. 

Tra i tanti incontri che hai avuto c’è quello con il presidente della Repubblica Mattarella quando ti ha conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito. Quale incontro ricordi con maggiore affetto e stupore?

Poco dopo la campagna virale #Vorreiprendereiltreno che lanciai nel 2014 il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi venne a cena a casa mia. In quel periodo stava incontrando giovani per raccogliere le loro esperienze e i loro consigli, così inserì anche me in questo “format”. Essendo agli inizi, non ero ancora abituato (anche se spero di non abituarmi mai davvero per restare con le ruote per terra…) ad un certo tipo di contatti e rapporti istituzionali, anzi: ero un ragazzo molto più timido e insicuro rispetto ad ora che posso dire di aver rotto molte barriere e muri dentro di me. Per questo ricordo con piacere ed emozione questo incontro.